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Inquinamento da plastica in mare

Direttiva (UE) 2019/904 del 5 giugno 2019 contro i SUP, “Single use plastics”. Alternative al polistirolo nel settore ittico.

L'UE è in prima linea nella lotta contro l'inquinamento da plastica. Dal 3 luglio 2021 non è più possibile immettere sui mercati degli Stati membri dell'UE piatti, posate, cannucce, aste per palloncini e bastoncini cotonati di plastica monouso. Inoltre, la stessa misura si applica a tazze, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e a tutti i prodotti realizzati con plastica oxo-degradabile.

I prodotti di plastica monouso sono realizzati interamente o in parte in plastica e sono generalmente destinati a essere utilizzati una sola volta oppure per un breve periodo di tempo prima di essere gettati. In base alle nuove norme, sono vietati alcuni prodotti di plastica usa e getta per i quali esistono alternative. Vengono inoltre introdotte misure specifiche per ridurre l'uso di determinati prodotti.

Secondo la direttiva UE sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, recentemente attuata con  il Decreto legislativo n. 196 del 8 novembre 2021, benché la norma viene applicata ai soli casi relativamente agli imballaggi monouso:

"contenitori per alimenti in polistirene espanso, vale a dire recipienti quali scatole con o senza coperchio, usati per alimenti destinati al consumo immediato o diretto del consumatore finale senza ulteriore preparazione"

è chiaro che la sensibilizzazione sulla materia sta diventando sempre più forte.

Benché il polistirene sia tecnicamente un materiale riciclabile il suo ciclo di riutilizzo industriale non è stato ancora efficacemente implemento, inoltre la dispersione accidentale in mare provoca notevoli impatti per via delle proprietà meccaniche dello stesso che tendono a ridurlo in piccole parti e a galleggiare per anni alla deriva.

Un'alternativa agli agli imballaggi di plastica monouso utilizzati nel settore ittico negli ultimi decenni, ovvero le casse di polistirene espanso (EPS),  può ricadere su:

  • cassette riutilizzabili in polipropilene, previa sanificazione;
  • cassette riciclabili in legno.

Nel primo caso attraverso l'utilizzo di imballaggi in polipropilene è possibile ottimizzare il costo del singolo imballo visto il ciclo di vita decennale dello stesso.

I vantaggi sono inoltre: un minore occupazione di spazio di stoccaggio, la possibilità di integrare tecnologie RFID al suo interno e un costo generale più basso.

Attraverso il riconoscimento univoco degli imballaggi è quindi possibile implementare progetti di filiera e tracciabilità controllate in tutte le fasi della catena distributiva del prodotto in essi contenuto.

Chiaramente per il riutilizzo di un contenitore destinato al contatto con gli alimenti è necessario che venga igienizzato e sanificato in modo opportuno, oltre ad essere gestito come un imballo di tipo "vuoto a rendere".

Recentemente il Ministero della Transizione ecologica (MITE) ha avviato un progetto sperimentale per l'utilizzo della cassette di legno come alternativa sostenibile, anche per i trasporto di prodotti ittici così come lo è da tempo per i prodotti ortofrutticoli. L'iniziativa assunta dal MiTe avviene in attuazione degli impegni della presidenza italiana del G20 sulla lotta al Plastic Marine Litter.

E' interessante quindi come la buona pratica finalizzata al rispetto dell'ambiente possa creare l'opportunità alla creazione di sistemi di filiera ed in generale a sistemi di valore aggiunto a tutta la catena distributiva. 

 

 


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